| ‚camicia grigia} |
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Capitolo 1 Due mesi circa dopo il funerale.
Nonna: Allora Ele, la borsa è pronta per quando dovrai scappare per partorire? Elena: Oddio Nò, che brutto il verbo ‘scappare’ ._. Nonna: Beh, poi quando avrai le doglie vedremo se perderai tempo ù_ù Elena: Nooonna! Ma tu devi dirmi che non è doloroso >.< Nonna: Beh amore, quello naturale è molto doloroso! Elena: Io volevo fare il cesareo uff.. Nonna: Ma per fortuna hai vicino l’amico di Federico! E’ un bravo ragazzo, e sto più tranquilla se so che c’è. Elena: E’ colpa sua se devo fare il parto naturale..mi ha convinto. Mi ha detto che comunque il cesareo era un’operazione a tutti gli effetti e quindi ci stavo un po’ per riprendermi. Nonna: Ha ragione! Poi lui si è reso disponibile da subito. Elena: Si Nonna ma se sto male di notte? Nonna: Lo chiami. Elena: Seeeh >.< Nonna: Non hai altra scelta. Elena: Che poi, era meglio fare il cesareo..non c’è nessuno che mi aspetta a casa. Nonna: Scema, la bimba ha bisogno della sua mamma e di tranquillità. In più, la mamma deve essere in forma al 101% Sorrido mentre accendo la tv. Come se fossi indistruttibile. Mi sono sempre dimostrata una roccia. E forse, piano piano, lo sono diventata per davvero. Forse un cuore dopo aver sofferto davvero tanto comincia a indurirsi. Nel tempo ho sorpreso anche me. Non credevo di avere questo carattere, o forse l’ho acquistato negli anni. E’ vero, sono una persona forte. La vita mi ha imposto di esserlo, mi ha insegnato come vivere. E diciamo che anche questo mi è servito per apprezzare meglio le cose e per sminuire quelle che non hanno molta importanza. Elena: L’avrà, l’avrà. Vabbè Nò, ci sentiamo domani che sto morendo dal sonno ._. E vai a letto pure tu! Nonna: Sisi –ride- adesso vado. Buonanotte piccola mia..ti voglio cosi bene. Elena: Anch’io nonna. Un bacio. Stacco. Sul televideo c’è un articolo su una quindicenne stuprata dai compagni. Spengo senza leggerlo. Elena: Eh cuore cuore..perchè diventi cosi duro, ogni volta? Parlo ad alta voce mentre mi preparo ad andare a letto. Vado in bagno. Una fitta mai provata prima mi colpisce il ventre e mi appoggio al lavandino. Elena: Ok..calmiamoci..-dico con l’affanno- La fitta si ripresenta sempre più costantemente e sempre più forte. Avverto una perdita maggiore rispetto al solito. Ho paura. Elena: No no no no.. Continuo a ripeterlo fin quando vedo il ‘liquido sieroso trasparente con parti bianchicce’. L’ostetrica ha descritto cosi la famosa ‘rottura delle acque’. Elena: Oddio no..Amore non adesso.. Entro in panico mentre le perdite si ripetono e le fitte lancinanti aumentano. Comincio a piangere. Le lacrime mi cadono veloci sulle gambe, e ogni volta che si infrangono su di esse ho come una sensazione di sollievo. Mi alzo e camminando piegata vado in cucina. Sono quasi le undici di sera. Mi siedo sul divano mentre continuo ad avere le contrazioni. Non so chiamare Adriano a quest’ora. Piango guardandomi intorno. All’improvviso vengo aggredita da un profondo stato di masochismo. Come se soltanto adesso, adesso che sto morendo dal dolore, mi sentissi bene. E per bene intendo me stessa. Era assurdo come in realtà dentro potessi stare cosi male da non sapermi nemmeno definire Viva e fuori stessi perfettamente bene. In questi due mesi molta gente mi aveva detto di star su, soprattutto per non avere complicazioni nella gravidanza. E solamente Dio, o meglio Federico, sa cos’ho tenuto dentro. Cosa ho accumulato. Perché il mio pianto è stato solamente la caduta di alcune lacrime silenziose. E soltanto adesso piango. Mi sfogo. E non è ancora nata. Odio questa casa. Odio questo silenzio. Odio essere sola. Odio non avere nessuno accanto. Odio il fatto di non potere avere mio marito adesso vicino. Odio il fatto di dover disturbare qualcuno per farmi portare all’ospedale, per quanto Adriano sia affettuoso e disponibile. Un Angelo, dice mia nonna. Capisco che più perdo tempo, più si fa tardi e peggio è, sia per chiamare Adriano che per la mia situazione. Prendo in mano il cellulare e tra un gemito e un altro lo chiamo. Adriano: Ele?? Elena: Ehi.. Adriano: Santo Cielo arrivo ._. Rido. In un modo o nell’altro mi fa sempre ridere. Adriano: Tieniti pronta..io massimo cinque minuti e sono lì. Resisti. Blocca. Io sono pronta. Arriva davvero entro cinque minuti. Appena mi vede sorride, scoppiando quasi a ridere. Adriano: Andiamo? Mi saluto con un bacio in guancia trattenendo le risa. Elena: Ti viene da ridere? -.-‘ Adriano: Da morire..forse è il nervosismo ù_ù Mi tende la mano per alzarmi dal divano. La prendo ma vengo colpita da una contrazione e mi lascio cadere di nuovo all’indietro. Adriano: Vieni che ti prendo io.. Elena: Ma.. Prima ancora che potessi rispondere mi ha già preso in braccio portando la borsa alla spalla. Adriano: Va bene davanti o preferisci che ti metta dietro? Elena: No, ti prego..dietro no >.< Continua a ridere. Si, sicuramente è il nervosismo. Mentre guida gli stringo la mano per dare sfogo in qualche modo al dolore. Continuano a cadermi alcune lacrime, continuo ad assere assalita degli stessi pensieri di poco prima. Gli stringo la mano più forte, molto più forte, nell’esatto istante in cui mi scappa un singhiozzo, contemporaneamente colpita da una contrazione. Mi guarda mentre cambia la marcia all’auto, pur avendo la mano impegnata con me. Adriano: Non piangere.. Elena: Non è giusto Adriano..Non è giusto che lui adesso non c’è. Adriano: Elena.. Stai per vivere uno dei momenti più belli e magici della tua vita, della vita di una donna..Cerca di pensare positivo. Elena: E’ proprio nei momenti “più belli e magici della vita” che si avverte la mancanza di qualcosa, di qualcuno. Sono proprio i momenti “più felici” che si trasformano nei più tristi, quando c’è qualcosa che non va per il verso giusto. Non è giusto che lui adesso non c’è. Non è giusto per me e non è giusto per questa bambina. E non è giusto per lui. Non sai quante volte abbiamo sognato questo istante, questa sera, queste lacrime. Adriano: Federico ti è molto più utile lassù che qui..Ti stava vicino e tutto..ma adesso ti darà qualcosa che non poteva darti. Ti darà l’allegria, la fortezza, la voglia di vita e la serenità. In più avrai la forza per occuparti di vostra figlia. Sorrido mentre mi asciugo il viso con la manica. Mi accorgo che gli sto quasi stritolando la mano cosi lento un po’ la presa, anche perché ci stanno sudando già le mani, ma non mi stacco. Elena: Se non ti senti di entrare con me non fa niente. –sorrido- Mi guarda. Adriano: Entro. Elena: Mio Dio aiutami.. A causa di un’altra contrazione riprendo a stringergli forte la mano e respiro più che posso. Adriano: Manca poco..resisti dai susususu. Elena: Beh non dipende mica da me. Adriano: Comincia ad educarla fin da adesso ù_ù Elena: Adriano, ma che dici? –rido- Adriano: Piccola dai, fai la brava, dai alla mamma il tempo di respirare e di arrivare in ospedale. Elena: Aaahia..mi sa che non ti ha ascoltato ç_ç Adriano: Bimba stai calma! Se esci non puoi più rientrare, quindi godit in pace gli ultimi momenti ù_ù Rido mentre provo un po’ di sollievo a causa dell’assenza del dolore. Elena: Sai che ha funzionato? –ridacchio- Adriano: Non avevo dubbi ù_ù Si ferma al semaforo, dietro una lunga fila di auto. Adriano: Ma che cazzo oh, pure a mezzanotte c’è traffico..non si può >.< Elena: Mi dispiace averti disturbato a quest’ora.. Adriano: Ma quale disturbo.. –guarda fuori dal finestrino- Anzi.. Elena: Che turno hai domani? Adriano: 8/14 Elena: Appena puoi vai via..almeno dormi un po’, poi Sara è sola. Ride nervosamente. Adriano: Non ti lascio sola..poi io e Sara per adesso non facciamo altro che litigare, riposo più all’ospedale che a casa.. e almeno domattina sono già qui –sorride come per convincermi- Elena: Devi dormire. Adriano: Stà zitta. Sto ribattere ma un’altra contrazione mi fa morire le parole in bocca. Adriano: Nemmeno tua figlia vuole che dici cazzate..mi sta già simpatica *w* Elena: Ma và a quel paese.. –rido- Finalmente arriviamo in ospedale e mi restituisce gentilmente la sua mano. Elena: Grazie (: Adriano: Te la presto soltanto per questa volta.. ù_ù Mentre partorisco mi sta davvero vicino mentre io mi aggrappo a due sue dita, precisamente l’indice e il medio. Quando sento per la prima volta il pianto di mia figlia smetto di respirare per qualche secondo, poi riprendo effettuando lunghi e profondi respiri. Prima ancora che potessi realizzare di aver partorito, l’infermiera mi porge sorridendo un fagotto avvolto in una coperta rosa. Guardo Adriano come se avessi paura. Allargo le braccia mentre la guardo per la prima volta. Sorrido e lascio che qualche lacrima mi righi il viso. Dopo qualche minuto guardo Adriano. Mi restituisce il sorriso con gli occhi lucidi. Ha gli occhi verdi come il papà e una pelle delicatissima. Rimango a fissarla, assalita da mille pensieri, fin quando l’infermiera non torna a riprendersela. Adriano: Dormi adesso.. –sorride- Mi distendo su un fianco, guardandolo. Elena: Perché mi hai fatto fare un parto naturale? Mi guarda sorpreso. Elena: Se non l’ha vista nascere lui non dovevo neanch’io. Adriano: Smettila di pensare queste cose ele.. –mi accarezza- Elena: Non voglio tornare in quella casa..la odio. Odio questo silenzio. Adriano: Adesso con la bimba sarà diverso.. Vuoi venire da me? Elena: Ma che scherzi? –rido- Assolutamante no, grazie comunque. Adriano: Perché? Elena: Perché stai con la tua ragazza, poi soprattutto adesso che state un po’ nervosi.. Sorride abbassando lo sguardo. Elena: E poi no..cioè non si può, con la bambina..e..-gesticolo- Adriano: Ho capito ho capito! –ridacchia- Elena: A proposito.. è tardissimo, vai a casa. Dormi qualche oretta. Adriano: Ti ho già detto di no. Elena: Ti rendi conto che domattina sarai uno zombie? Devi lavorare! Poi te sei un cardiologo, puoi fare danni seri ._. Adriano: Dormi –mi aggiusta le coperte- dormi che tra poco saràà saràà l’aurooraa –canticchia la canzone di Ramazzotti- Elena: Aurora. Adriano: L’aurora, l’alba!! Nun me di che ‘o no sai?! Elena: Scemo, intendevo Aurora come nome per mia figlia. Adriano: Aaaah..beh spiegati ù_ù Comunque è molto bello –sorride- Elena: Si. Adriano: Ok adesso dormi. Ciao. Elena: Hai più bisogno tu, vai! Adriano: Quella bambina non è uscita fuori da me. Dormi, a domani. Sto per ribattere mentre mi rimprovera con lo sguardo. Annuisco malvolentieri e cerco di addormentarmi. Qualche minuto dopo mi prende la mano e lo guardo. Adriano: Sei la persona più forte che abbia mai conosciuto.. –sussurra- Elena: Si..-sorrido- e anche la più sfigata. Dopo qualche minuto mi addormento. Sono davvero distrutta e, oltre a qualche pianto di neonato, c’è silenzio. Mi sveglio circa cinque ore dopo. Adriano è sempre seduto accanto al mio letto. Di fronte si è già sistemata un’altra ragazza. Guardo in faccia un uomo, credo sia suo parente, e mi si gela il sangue. Ricordo quando di fretta sono andata al luogo dell’incidente e mentre Federico era incastrato tra le lamiere dell’auto senza vita c’era quest’uomo a terra che riceveva l’attenzione degli infermieri. Involontariamente, quasi uno scatto nervoso, stringo la presa con la quale tengo la mano ad Adriano. Adriano: Che succede? Elena: Vedi quell’uomo lì, quello con la camicia azzurra? Adriano: Si Elena: E’ quello con cui Fede ha fatto l’incidente. Adriano: Seh. Gli lancio un’occhiataccia. Ironia della sorte, si avvicina a noi quest’uomo. Guarda Aurora sorridendo, poi si gira verso Adri. Gli domanda, sorridendo beffardo, se è il padre. Nono dai, non è beffardo. Non può mica sapere che mio marito è morto scontrandosi con lui. A due mesi da quel giorno non ho ancora ben capito la dinamica dell’incidente. E anche se quest’uomo che adesso sorride in piedi davanti i miei occhi, che ha avuto il privilegio di vedere la nostra bimba, avesse fatto una cazzata, non ce l’avrei comunque con lui. A chi non capita di tagliare la strada a qualcuno, di non rispettare una precedenza o di non mettere la freccia? Certo, è assurdo che per un errore del genere, definito ‘futile’o peggio ancora ‘comune’, un uomo possa perdere la vita. Adriano: No. Il padre è morto due mesi fa in un incidente. E’ freddo, quasi senza emozioni. Lo guarda fisso negli occhi come se lo odiasse da una vita. Quell’uomo cambia totalmente espressione. Quando lo sguardo di Adriano, forse fin troppo duro, diventa insostenibile guarda me. In realtà non so bene che espressione ho dipinta in viso, ma non me ne preoccupo poi molto. E’ visibilmente a disagio. Guardandomi debolmente mette in fila una serie di parole, sussurrandole quasi. Mi dice di aver saputo che quel ‘povero ragazzo’ aveva una moglie incinta. Si presenta, più o meno. Si chiama Antonio e ha 47 anni. Dopo una breve pausa colmata da un silenzio pesante domanda a bassa voce come si chiama. Elena: Aurora. Antonio: Spero lo sia davvero.. Elena: In che senso? Antonio: Spero che la nascita di questa bimba sia l’alba della tua vita. Spero che troverai un po’ di serenità e magari un giorno sarai anche felice.. E’ impacciato e a disagio. Mi guarda negli occhi senza mai distogliere lo sguardo mentre gioca nervoso con le dita. Elena: Grazie.. –rispondo poco convinta- Antonio: Se hai bisogno di qualcosa..non so..se posso esserti utile.. Elena: Grazie..ho lui. Mi riferisco ad Adriano. In questi due mesi mi è stato sempre vicino, in tutti i sensi. Mi ha sostenuto, mi ha tenuto compagnia, mi ha aiutato economicamente, ha risolto alcune cose.. Non mi aspetto che continui a far tutto ciò anche adesso che sarò in forma, però non mancherà qualche chiamata. E soprattutto, se avrò bisogno di lui, sono sicura che ci sarà. Poi, parliamoci chiaro, non andrei a chiedere certamente una mano a questo sconosciuto. Lo chiama la moglie e dopo aver accennato un sorriso si allontana. Elena: Che hai? Adriano: Che ho? Elena: L’hai guardato come se volessi ucciderlo. Adriano: Nono.. –ride- Ha lo sguardo perso nel vuoto, chissà cosa sta pensando. Elena: Che pensi? –sussurro- Mi guarda e si morde il labbro inferiore. Sembra sia indeciso se rispondermi o meno. Adriano: Perché tra i due Federico? Elena: C’era il 50% delle possibilità..è andata cosi, basta pensarci..Non troverai mai una ragione e cercarla ti mette in angoscia. Non ha senso.. Annuisce sconsolato. Si avvicina un’infermiera sorridente. Infermiera: Allora, che nome diamo a questa bambolina? Elena: Aurora. Infermiera: Marchese Aurora. Bello. –sorride- Quando dice Marchese sento un vuoto allo stomaco. Come tutte le volte che mi chiamano Signora Marchese. Adriano ride. Lo guardo. Adriano: A Federico lo chiamavano Conte. Guardo Aurora e per la prima volta è come se avvertissi davvero la presenza di mio marito, cosi mi lascio andare nel primo vero sorriso degno di essere chiamato tale, che esprime gioia e non nasconde angoscia.
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