~ Everything I Do, I Do It For You.

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‚camicia grigia}
view post Posted on 12/6/2010, 19:47




Saalve salvino *-*
Alloora..come alcuni sanno sto scrivendo anche un'altra FF che, per la cronaca, è la mia prima FF- Non ho intenzione di sospenderla anche se, ahimè, non mi restano molti lettori.
Però..pensando pensando, ho avuto un'altra idea..
E' da un pò che rifletto su un'altra storia..completamente diversa dalla prima. Lontana da Amici e dall'Adriano Bettinelli che conosciamo noi.
Una sera, particolarmente ispirata, ho scritto il prologo, convinta di fermarmi a questo.
Eppure, molte volte mi ritrovo presa da questa storia e sto già scrivendo il primo capitolo.
Vabbè, insomma, bando alle ciancie..Vi posto questo prologo per vedere un pò cosa ne pensate, anche per ricevere consigli o critiche, sperando di riceverne xD
Se c'è qualcuno interessato..posso anche fargli seguire sta storia in separata sede..
Vabbè, comunque..Buona Lettura a chi leggerà
:rolleyes:


Prologo



Nei film fanno vedere che il tempo atmosferico asseconda sempre l’umore dei personaggi.
Quando varco il cancello del cimitero fisso il sole. E’ alto in cielo, riscalda e irradia cose, animali e persone.
Devo dire che il giorno più brutto della mia vita è davvero una bella giornata.
Sorrido abbassando lo sguardo. La guerra contro la vita, contro il cosiddetto destino, la sto proprio perdendo.
Devo dire anche che non sono brava con le parole. Non mi sono mai soffermata sul cercare una spiegazione per dare un senso alla morte dei miei genitori o al fatto che quando avevo 14 anni il mio primo ragazzo ha abusato di me senza che io lo volessi. Non ho mai cercato il modo di dirlo ai miei nonni. Invece, sono sempre stata alla ricerca di qualcosa da cui ricominciare.
Ogni festa della mamma, ogni festa del papà e ogni compleanno mi chiudevo in stanza a piangere sul mio letto. Quando da piccola ti trovi senza i genitori è difficile trovare qualcosa da cui prendere forza. Insomma..la tua mamma e il tuo papà sono morti in un incidente. Può mai esserci una ragione che motivi questo? Può mai esserci un senso? Puoi mai trovare qualcosa che ti faccia sentire meglio?
Ricordo che amavo vedere le fiabe. Cenerentola ha il papà morto e la madrina con le sorellastre la trattano da schiava. Eppure si trasforma e vive felice e contenta nel castello con il suo principe. La bella addormentata nel bosco cresce con le tre fatine perché una strega cattiva vuole ucciderla. Eppure alla fine il suo principe azzurro sconfigge la regina del male, la sposa e lei riincontra i suoi genitori. E visse felice e contenta.
E poi c’ero io, Elena. Una semplice bambina che viveva con i nonni. Perché loro possono avere il loro principe e io no? Cos’ho meno di Cenerentola?
Non credo certamente nell’arrivo di una fata che con una bacchetta magica mi renda felice per l’eternità, ma credevo che prima o poi avrei incontrato il mio principe con cui avrrei fatto tanti bambini e con cui sarei stata felice e contenta per sempre.
Quando Andrea, un ragazzo per cui avevo preso una cotta, mi ha fatto male in quel modo mi sono chiesta cosa sarebbe successo se Anastasia non si fosse innamorata del buono ma di Rasputin.
Quando ho guardato per la prima volta negli occhi Federico mi è parso di aver trovato il punto da cui prendere forza. Il suo sorriso mi ha un po’ fatto abbassare la guardia. Aveva il sorriso di un bambino, ingenuo e innocente.
Era un ragazzo un po’ più basso di me, non aveva muscoli ma aveva un fisico nella norma. Aveva i capelli biondo scuro e gli occhi verdi. Non era certo un ragazzo di quelli che avevano file di ragazze dietro. Anzi, per il suo essere timido, ingenuo e perennemente con la testa fra le nuvole non aveva una ragazza. La prima volta che abbiamo toccato l’argomento ha sorriso guardando le bollicine del suo bicchiere di coca-cola dicendo che le ragazze vogliono troppe attenzioni e lui non sapeva renderle felici. Quando ho ridacchiato sorseggiando la mia birra ha detto “E’ vero. Sono incontentabili” annuendo come per convincermi. Era buffo.
Stavo bene con lui proprio per questo. Era gentile perché era cosi, non perché volesse conquistarmi. Un giorno, dopo circa 6 mesi che ci conoscevamo, mi ha visto nel giardino dell’Università mentre piangevo. Si è seduto accanto a me e dopo qualche minuto parlando a voce bassa mi dice: “Se qualcosa ti fa star male, non pensarci”. Avrei voluto rispondere “Grazie al cavolo”. Non ci voleva un genio per arrivarci, ma non era cosi facile. Eppure, il suo tono seguito da spallucce l’ha resa la cosa più semplice del mondo. Magicamente ho smesso di piangere e mi sono tranquillizzata. Qualche sera dopo gli ho dato un bacio dolce all’angolo della bocca. Mi sono soffermata qualche secondo..ricordo che avevo paura, e non sapevo di cosa. Lui è rimasto immobile. Mi sono spostata lentamente alle labbra. Ho baciato quello inferiore, quello che inarcava all’insù quando raccontava qualcosa che non lo convinceva, facendomi divertire. Ho sfiorato il suo naso e si è ritratto qualche millimetro. Ho poggiato poi la mia fronte alla sua mentre ancora per qualche minuto, sempre lentamente, ho baciato le sue labbra. Poi mi sono staccata, poggiando l’ultimo piccolo bacio sulla punta del naso. Nei film la persona che bacia mentre l’altra è imbarazzata ed emozionata con gli occhi chiusi è l’uomo. Fanno sempre vedere che la persona più dolce, sensibile e indifesa della coppia è la donna, mentre la parte forte il maschio. Per noi era al contrario.
E se non fosse il principe a liberare la bella addormentata nel bosco e a salvarla, ma sarebbe lei a renderlo libero?
Non voglio seguire schemi già fissati, come le fiabe seguono le funzioni di Propp.
Quattro anni dopo era mio marito. Era la persona che aspettavo da piccola. Quella che mi avrebbe fatto rinascere. Il padre dei miei figli. Potevo finalmente dire che stavo bene.
Gli avvenimenti della mia vita mi hanno portato a non credere in Dio. Penso esista..ma non sono sicura sia il Dio buono e misericordioso che tutti cantano. Fede invece era molto credente, cosi ci siamo sposati anche in chiesa. Devo ammettere che mi sono emozionata tanto. E’ bello giurare alla persona che ami di stare con lui per sempre, finchè morte non ci separi, davanti a questo Dio.
Qualche mese dopo sono rimasta incinta e non credo potrò mai dimenticare la sua espressione. Mi ha fatto scoppiare a ridere con le lacrime agli occhi..lacrime di gioie. Era assurdo pensare che quella bambina orfana di entrambi i genitori, che piangeva di nascosto, un giorno avrebbe pianto per felicità. Pensavo fosse stata la mia mamma a mandarmi Federico, l’unico che potesse darmi ciò che avevo sempre cercato e sognato. Immaginavo il mio papà che dal cielo lo teneva d’occhio, sempre pronto a difendere la sua unica figlia.
Durante la gravidanza non mi ha mai fatto mancare nulla. Era un marito esemplare ed era fin troppo premuroso. Cosi tanto da farmi sorridere. La sera a letto si addormentava esausto con la mano sulla mia pancia e quando mi muovevo per cambiare posizione si svegliava di soprassalto, domandandomi se stavo bene. Mi chiedevo come facesse ad essere cosi dolce senza essere ossessivo e senza dare fastidio.
Quando ha saputo che era una femminuccia è venuto fuori la parte di Papà protettivo. Era ancora più curioso di vederla e trepidava per stringerla tra le braccia. Non abbiamo mai discusso seriamente sul nome, non so nemmeno perchè..forse aspettavamo di averla per decidere.
Qualche giorno fa doveva accompagnarmi a fare un’ecografia, ero al settimo mese. Non voleva perderla, cosi dopo tante difficoltà è riuscito a liberarsi dal lavoro. L’appuntamento dal medico era alle 18.00 e a quell’ora stavo ancora a casa ad aspettarlo. Mezz’ora dopo mi squilla il cellullare, è lui. Ricordo che al posto di “Pronto” gli ho chiesto subito dove fosse, pronta a maledicere il traffico della capitale.
Non era lui. “Signora, suo marito è morto in un incidente.”
Nei film ho visto chi rimane in silenzio, chi scoppia piangere, chi gli cade il telefono. Io al momento non realizzo. Non riesco nemmeno ad immaginare, forse nemmeno ci credo. Rispondo chiedendo semplicemente “dove”. Prendo una felpa, salgo subito in macchina e vado dove mi avevano detto. Da lontano vedo tanta gente attorno mentre i carabinieri li allontanano. Sgrano gli occhi e cammino a passi lunghi. Molta gente dice frasi tipo “Oddio guardala, è incinta”. Il carabiniere mi chiede chi sono, io non rispondo. Fisso le lamiere delle due auto. Tra quelle della macchina di Federico c’è lui. Mio marito. Morto. Dopo qualche minuto deglutisco e porto le mani alla bocca.
Quello che succede dopo non mi è molto chiaro. Mentre a casa fisso il suo corpo un po’ danneggiato cerco il punto dove trovare la forza. La mia bambina, certo. La nostra bambina, la sua bambina. E il senso invece? Il senso di quello che era successo? Anche questo rientrava nel piano del Dio in cui Fede credeva?
Vengono molti suoi amici, anche alcuni che non conosco. Il suo migliore amico mi sta vicino. Più che piangere e disperarmi sto zitta e immobile e lo guardo. Gli ultimi minuti gli metto la fede al dito, da qualche giorno non la indossava. Lo guardo in faccia, proprio come quando eravamo all’altare. “Finchè morte non ci separi”. No, non sarà la morte a separarci..non può sempre battermi.
Comincio a piangere e mi trattengo, mi mordo le labbra fortissimo per non singhiozzare o farmi sentire. Rimango vicino a lui e guardarlo mentre ripenso ai nostri momenti, alla sua espressione, alla sua allegria, a quel sorriso. Singhiozzo. “Se qualcosa ti fa male, non ci pensare”.
Elena: Cosa?
E’ il suo migliore amico a riportarmi alla realtà, a quella giornata davvero stupenda.
Adriano: Dicevo..come stai?
Stiamo per raggiungere la tomba dove stiamo per seppellirlo. Siamo io, lui e la sua ragazza, Sara.
Elena: Bene. Tu?
Adriano: Bene.
Esattamente, che significato ha questo ‘bene’?
Mentre lo seppelliscono piango. Penso che questa sera non tornerà, come tutte le sere. Penso che a letto non ci sarà, come tutte le sere. Penso che quando nascerà la nostra bambina lui non ci sarà. Penso che la persona con cui avevo scelto di passare tutta la vita, nella mia vita non ci sarà.
Adriano mi stringe. Piange in silenzio anche lui. Mordo le labbra forte come non ho mai fatto, cosi forte da aver paura di farmi male.
Quando finalmente quest’immagine che non riesco a sostenere finisce, Adriano e la sua ragazza mi danno un passaggio.
Durante la strada guardo fuori dal finestrino. Le immagini scorrono veloci. Vorrei che anche questo momento scorresse veloce. Ma come può passare veloce? In gioco c’è la mia vita, e quella di mia figlia.
Elena: Grazie..
Ringrazio Adriano non appena parcheggia sotto casa. Prima ancora di chiudere lo sportello sento Sara che allegra gli chiede “Allora Amore, cosa facciamo adesso?”
Istintivamente sorrido. E non so perché.
Sul pianerottolo, dinnanzi alla nostra porta, domando a voce alta a mia figlia: Allora Amore, cosa facciamo adesso?
 
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Smartis*Puff
view post Posted on 12/6/2010, 20:14




Ho pianto durante tutta la lettura.. La storia è bellissima, specialmente perchè particolare.. E poi tu sei bravissima. Scrivi davvero bene, riesci a non rendere pesante un testo lungo.
COmplimenti, e continua presto :)
 
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MissSocia
view post Posted on 12/6/2010, 21:09




bellissimissimo continuala ti pregoo
 
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corista scanu‚
view post Posted on 13/6/2010, 16:15




Io l'ho già letta ma non mi aspettavo che l'avessi postata,sono passata qui proprio per caso e cosa trovo? Una nuova FF della mia piccolina e allora che si può fare se non commentare?! Infatti eccomi qui anche se ormai non ci vengo più e la caligrafia è illeggibile.. Il tuo modo di scrivere è sempre più meraviglioso *.* Poi vabbè,la protagonista si chiama Elena.. Anche se esiste un Adriano -.-"
Amore posta presto il primo capitolo,ti amo <3
 
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» JESS}
view post Posted on 13/6/2010, 18:08




Fratella T.T
è bellissima T.T
 
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Bea.
view post Posted on 15/6/2010, 12:09




CITAZIONE (corista scanu‚ @ 13/6/2010, 17:15)
Io l'ho già letta ma non mi aspettavo che l'avessi postata,sono passata qui proprio per caso e cosa trovo? Una nuova FF della mia piccolina e allora che si può fare se non commentare?! Infatti eccomi qui anche se ormai non ci vengo più e la caligrafia è illeggibile.. Il tuo modo di scrivere è sempre più meraviglioso *.* Poi vabbè,la protagonista si chiama Elena.. Anche se esiste un Adriano -.-"
Amore posta presto il primo capitolo,ti amo <3

Anche io quoto tutto **
Tranne che per il fatto che un ADRIANO va più che bene **
 
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Beautiful Day
view post Posted on 16/6/2010, 16:37




wow.....
devo dire ke non ho capito benissimo come farai evolvere questa storia....
e x questo sono molto interessata!!!
certo ke sta tipa proprio sfigata :o:
ke brutta cosa la morte... :cry:
continua presto!I'm here!!
 
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MissSocia
view post Posted on 17/6/2010, 19:29




robyyyy=)=)
 
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‚camicia grigia}
view post Posted on 21/6/2010, 16:03




Siiiiii sto scrivendo..posterò presto :D
 
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MissSocia
view post Posted on 22/6/2010, 13:25




bravaaaa poi però pensa alla tua prima ff :P
 
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‚camicia grigia}
view post Posted on 23/6/2010, 16:51




Ceeerto *-*
Appena riesco a postare sto benedetto capitolo inizio l'altro *0*
 
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‚camicia grigia}
view post Posted on 26/6/2010, 13:11





Capitolo 1




Due mesi circa dopo il funerale.


Nonna: Allora Ele, la borsa è pronta per quando dovrai scappare per partorire?
Elena: Oddio Nò, che brutto il verbo ‘scappare’ ._.
Nonna: Beh, poi quando avrai le doglie vedremo se perderai tempo ù_ù
Elena: Nooonna! Ma tu devi dirmi che non è doloroso >.<
Nonna: Beh amore, quello naturale è molto doloroso!
Elena: Io volevo fare il cesareo uff..
Nonna: Ma per fortuna hai vicino l’amico di Federico! E’ un bravo ragazzo, e sto più tranquilla se so che c’è.
Elena: E’ colpa sua se devo fare il parto naturale..mi ha convinto. Mi ha detto che comunque il cesareo era un’operazione a tutti gli effetti e quindi ci stavo un po’ per riprendermi.
Nonna: Ha ragione! Poi lui si è reso disponibile da subito.
Elena: Si Nonna ma se sto male di notte?
Nonna: Lo chiami.
Elena: Seeeh >.<
Nonna: Non hai altra scelta.
Elena: Che poi, era meglio fare il cesareo..non c’è nessuno che mi aspetta a casa.
Nonna: Scema, la bimba ha bisogno della sua mamma e di tranquillità. In più, la mamma deve essere in forma al 101%
Sorrido mentre accendo la tv. Come se fossi indistruttibile. Mi sono sempre dimostrata una roccia. E forse, piano piano, lo sono diventata per davvero. Forse un cuore dopo aver sofferto davvero tanto comincia a indurirsi. Nel tempo ho sorpreso anche me. Non credevo di avere questo carattere, o forse l’ho acquistato negli anni. E’ vero, sono una persona forte. La vita mi ha imposto di esserlo, mi ha insegnato come vivere. E diciamo che anche questo mi è servito per apprezzare meglio le cose e per sminuire quelle che non hanno molta importanza.
Elena: L’avrà, l’avrà. Vabbè Nò, ci sentiamo domani che sto morendo dal sonno ._. E vai a letto pure tu!
Nonna: Sisi –ride- adesso vado. Buonanotte piccola mia..ti voglio cosi bene.
Elena: Anch’io nonna. Un bacio.
Stacco. Sul televideo c’è un articolo su una quindicenne stuprata dai compagni. Spengo senza leggerlo.
Elena: Eh cuore cuore..perchè diventi cosi duro, ogni volta?
Parlo ad alta voce mentre mi preparo ad andare a letto. Vado in bagno. Una fitta mai provata prima mi colpisce il ventre e mi appoggio al lavandino.
Elena: Ok..calmiamoci..-dico con l’affanno-
La fitta si ripresenta sempre più costantemente e sempre più forte. Avverto una perdita maggiore rispetto al solito. Ho paura.
Elena: No no no no..
Continuo a ripeterlo fin quando vedo il ‘liquido sieroso trasparente con parti bianchicce’. L’ostetrica ha descritto cosi la famosa ‘rottura delle acque’.
Elena: Oddio no..Amore non adesso..
Entro in panico mentre le perdite si ripetono e le fitte lancinanti aumentano. Comincio a piangere. Le lacrime mi cadono veloci sulle gambe, e ogni volta che si infrangono su di esse ho come una sensazione di sollievo. Mi alzo e camminando piegata vado in cucina. Sono quasi le undici di sera. Mi siedo sul divano mentre continuo ad avere le contrazioni. Non so chiamare Adriano a quest’ora. Piango guardandomi intorno. All’improvviso vengo aggredita da un profondo stato di masochismo. Come se soltanto adesso, adesso che sto morendo dal dolore, mi sentissi bene. E per bene intendo me stessa. Era assurdo come in realtà dentro potessi stare cosi male da non sapermi nemmeno definire Viva e fuori stessi perfettamente bene. In questi due mesi molta gente mi aveva detto di star su, soprattutto per non avere complicazioni nella gravidanza. E solamente Dio, o meglio Federico, sa cos’ho tenuto dentro. Cosa ho accumulato. Perché il mio pianto è stato solamente la caduta di alcune lacrime silenziose. E soltanto adesso piango. Mi sfogo. E non è ancora nata. Odio questa casa. Odio questo silenzio. Odio essere sola. Odio non avere nessuno accanto. Odio il fatto di non potere avere mio marito adesso vicino. Odio il fatto di dover disturbare qualcuno per farmi portare all’ospedale, per quanto Adriano sia affettuoso e disponibile. Un Angelo, dice mia nonna. Capisco che più perdo tempo, più si fa tardi e peggio è, sia per chiamare Adriano che per la mia situazione.
Prendo in mano il cellulare e tra un gemito e un altro lo chiamo.
Adriano: Ele??
Elena: Ehi..
Adriano: Santo Cielo arrivo ._.
Rido. In un modo o nell’altro mi fa sempre ridere.
Adriano: Tieniti pronta..io massimo cinque minuti e sono lì. Resisti.
Blocca. Io sono pronta. Arriva davvero entro cinque minuti. Appena mi vede sorride, scoppiando quasi a ridere.
Adriano: Andiamo?
Mi saluto con un bacio in guancia trattenendo le risa.
Elena: Ti viene da ridere? -.-‘
Adriano: Da morire..forse è il nervosismo ù_ù
Mi tende la mano per alzarmi dal divano. La prendo ma vengo colpita da una contrazione e mi lascio cadere di nuovo all’indietro.
Adriano: Vieni che ti prendo io..
Elena: Ma..
Prima ancora che potessi rispondere mi ha già preso in braccio portando la borsa alla spalla.
Adriano: Va bene davanti o preferisci che ti metta dietro?
Elena: No, ti prego..dietro no >.<
Continua a ridere. Si, sicuramente è il nervosismo.
Mentre guida gli stringo la mano per dare sfogo in qualche modo al dolore. Continuano a cadermi alcune lacrime, continuo ad assere assalita degli stessi pensieri di poco prima. Gli stringo la mano più forte, molto più forte, nell’esatto istante in cui mi scappa un singhiozzo, contemporaneamente colpita da una contrazione.
Mi guarda mentre cambia la marcia all’auto, pur avendo la mano impegnata con me.
Adriano: Non piangere..
Elena: Non è giusto Adriano..Non è giusto che lui adesso non c’è.
Adriano: Elena.. Stai per vivere uno dei momenti più belli e magici della tua vita, della vita di una donna..Cerca di pensare positivo.
Elena: E’ proprio nei momenti “più belli e magici della vita” che si avverte la mancanza di qualcosa, di qualcuno. Sono proprio i momenti “più felici” che si trasformano nei più tristi, quando c’è qualcosa che non va per il verso giusto. Non è giusto che lui adesso non c’è. Non è giusto per me e non è giusto per questa bambina. E non è giusto per lui. Non sai quante volte abbiamo sognato questo istante, questa sera, queste lacrime.
Adriano: Federico ti è molto più utile lassù che qui..Ti stava vicino e tutto..ma adesso ti darà qualcosa che non poteva darti. Ti darà l’allegria, la fortezza, la voglia di vita e la serenità. In più avrai la forza per occuparti di vostra figlia.
Sorrido mentre mi asciugo il viso con la manica. Mi accorgo che gli sto quasi stritolando la mano cosi lento un po’ la presa, anche perché ci stanno sudando già le mani, ma non mi stacco.
Elena: Se non ti senti di entrare con me non fa niente. –sorrido-
Mi guarda.
Adriano: Entro.
Elena: Mio Dio aiutami..
A causa di un’altra contrazione riprendo a stringergli forte la mano e respiro più che posso.
Adriano: Manca poco..resisti dai susususu.
Elena: Beh non dipende mica da me.
Adriano: Comincia ad educarla fin da adesso ù_ù
Elena: Adriano, ma che dici? –rido-
Adriano: Piccola dai, fai la brava, dai alla mamma il tempo di respirare e di arrivare in ospedale.
Elena: Aaahia..mi sa che non ti ha ascoltato ç_ç
Adriano: Bimba stai calma! Se esci non puoi più rientrare, quindi godit in pace gli ultimi momenti ù_ù
Rido mentre provo un po’ di sollievo a causa dell’assenza del dolore.
Elena: Sai che ha funzionato? –ridacchio-
Adriano: Non avevo dubbi ù_ù
Si ferma al semaforo, dietro una lunga fila di auto.
Adriano: Ma che cazzo oh, pure a mezzanotte c’è traffico..non si può >.<
Elena: Mi dispiace averti disturbato a quest’ora..
Adriano: Ma quale disturbo.. –guarda fuori dal finestrino- Anzi..
Elena: Che turno hai domani?
Adriano: 8/14
Elena: Appena puoi vai via..almeno dormi un po’, poi Sara è sola.
Ride nervosamente.
Adriano: Non ti lascio sola..poi io e Sara per adesso non facciamo altro che litigare, riposo più all’ospedale che a casa.. e almeno domattina sono già qui –sorride come per convincermi-
Elena: Devi dormire.
Adriano: Stà zitta.
Sto ribattere ma un’altra contrazione mi fa morire le parole in bocca.
Adriano: Nemmeno tua figlia vuole che dici cazzate..mi sta già simpatica *w*
Elena: Ma và a quel paese.. –rido-
Finalmente arriviamo in ospedale e mi restituisce gentilmente la sua mano.
Elena: Grazie (:
Adriano: Te la presto soltanto per questa volta.. ù_ù
Mentre partorisco mi sta davvero vicino mentre io mi aggrappo a due sue dita, precisamente l’indice e il medio.
Quando sento per la prima volta il pianto di mia figlia smetto di respirare per qualche secondo, poi riprendo effettuando lunghi e profondi respiri. Prima ancora che potessi realizzare di aver partorito, l’infermiera mi porge sorridendo un fagotto avvolto in una coperta rosa. Guardo Adriano come se avessi paura. Allargo le braccia mentre la guardo per la prima volta. Sorrido e lascio che qualche lacrima mi righi il viso. Dopo qualche minuto guardo Adriano. Mi restituisce il sorriso con gli occhi lucidi. Ha gli occhi verdi come il papà e una pelle delicatissima. Rimango a fissarla, assalita da mille pensieri, fin quando l’infermiera non torna a riprendersela.
Adriano: Dormi adesso.. –sorride-
Mi distendo su un fianco, guardandolo.
Elena: Perché mi hai fatto fare un parto naturale?
Mi guarda sorpreso.
Elena: Se non l’ha vista nascere lui non dovevo neanch’io.
Adriano: Smettila di pensare queste cose ele.. –mi accarezza-
Elena: Non voglio tornare in quella casa..la odio. Odio questo silenzio.
Adriano: Adesso con la bimba sarà diverso.. Vuoi venire da me?
Elena: Ma che scherzi? –rido- Assolutamante no, grazie comunque.
Adriano: Perché?
Elena: Perché stai con la tua ragazza, poi soprattutto adesso che state un po’ nervosi..
Sorride abbassando lo sguardo.
Elena: E poi no..cioè non si può, con la bambina..e..-gesticolo-
Adriano: Ho capito ho capito! –ridacchia-
Elena: A proposito.. è tardissimo, vai a casa. Dormi qualche oretta.
Adriano: Ti ho già detto di no.
Elena: Ti rendi conto che domattina sarai uno zombie? Devi lavorare! Poi te sei un cardiologo, puoi fare danni seri ._.
Adriano: Dormi –mi aggiusta le coperte- dormi che tra poco saràà saràà l’aurooraa –canticchia la canzone di Ramazzotti-
Elena: Aurora.
Adriano: L’aurora, l’alba!! Nun me di che ‘o no sai?!
Elena: Scemo, intendevo Aurora come nome per mia figlia.
Adriano: Aaaah..beh spiegati ù_ù Comunque è molto bello –sorride-
Elena: Si.
Adriano: Ok adesso dormi. Ciao.
Elena: Hai più bisogno tu, vai!
Adriano: Quella bambina non è uscita fuori da me. Dormi, a domani.
Sto per ribattere mentre mi rimprovera con lo sguardo. Annuisco malvolentieri e cerco di addormentarmi. Qualche minuto dopo mi prende la mano e lo guardo.
Adriano: Sei la persona più forte che abbia mai conosciuto.. –sussurra-
Elena: Si..-sorrido- e anche la più sfigata.
Dopo qualche minuto mi addormento. Sono davvero distrutta e, oltre a qualche pianto di neonato, c’è silenzio. Mi sveglio circa cinque ore dopo. Adriano è sempre seduto accanto al mio letto. Di fronte si è già sistemata un’altra ragazza. Guardo in faccia un uomo, credo sia suo parente, e mi si gela il sangue. Ricordo quando di fretta sono andata al luogo dell’incidente e mentre Federico era incastrato tra le lamiere dell’auto senza vita c’era quest’uomo a terra che riceveva l’attenzione degli infermieri.
Involontariamente, quasi uno scatto nervoso, stringo la presa con la quale tengo la mano ad Adriano.
Adriano: Che succede?
Elena: Vedi quell’uomo lì, quello con la camicia azzurra?
Adriano: Si
Elena: E’ quello con cui Fede ha fatto l’incidente.
Adriano: Seh.
Gli lancio un’occhiataccia.
Ironia della sorte, si avvicina a noi quest’uomo. Guarda Aurora sorridendo, poi si gira verso Adri.
Gli domanda, sorridendo beffardo, se è il padre. Nono dai, non è beffardo. Non può mica sapere che mio marito è morto scontrandosi con lui. A due mesi da quel giorno non ho ancora ben capito la dinamica dell’incidente. E anche se quest’uomo che adesso sorride in piedi davanti i miei occhi, che ha avuto il privilegio di vedere la nostra bimba, avesse fatto una cazzata, non ce l’avrei comunque con lui. A chi non capita di tagliare la strada a qualcuno, di non rispettare una precedenza o di non mettere la freccia? Certo, è assurdo che per un errore del genere, definito ‘futile’o peggio ancora ‘comune’, un uomo possa perdere la vita.
Adriano: No. Il padre è morto due mesi fa in un incidente.
E’ freddo, quasi senza emozioni. Lo guarda fisso negli occhi come se lo odiasse da una vita. Quell’uomo cambia totalmente espressione. Quando lo sguardo di Adriano, forse fin troppo duro, diventa insostenibile guarda me. In realtà non so bene che espressione ho dipinta in viso, ma non me ne preoccupo poi molto. E’ visibilmente a disagio. Guardandomi debolmente mette in fila una serie di parole, sussurrandole quasi. Mi dice di aver saputo che quel ‘povero ragazzo’ aveva una moglie incinta. Si presenta, più o meno. Si chiama Antonio e ha 47 anni.
Dopo una breve pausa colmata da un silenzio pesante domanda a bassa voce come si chiama.
Elena: Aurora.
Antonio: Spero lo sia davvero..
Elena: In che senso?
Antonio: Spero che la nascita di questa bimba sia l’alba della tua vita. Spero che troverai un po’ di serenità e magari un giorno sarai anche felice..
E’ impacciato e a disagio. Mi guarda negli occhi senza mai distogliere lo sguardo mentre gioca nervoso con le dita.
Elena: Grazie.. –rispondo poco convinta-
Antonio: Se hai bisogno di qualcosa..non so..se posso esserti utile..
Elena: Grazie..ho lui.
Mi riferisco ad Adriano. In questi due mesi mi è stato sempre vicino, in tutti i sensi. Mi ha sostenuto, mi ha tenuto compagnia, mi ha aiutato economicamente, ha risolto alcune cose.. Non mi aspetto che continui a far tutto ciò anche adesso che sarò in forma, però non mancherà qualche chiamata. E soprattutto, se avrò bisogno di lui, sono sicura che ci sarà. Poi, parliamoci chiaro, non andrei a chiedere certamente una mano a questo sconosciuto. Lo chiama la moglie e dopo aver accennato un sorriso si allontana.
Elena: Che hai?
Adriano: Che ho?
Elena: L’hai guardato come se volessi ucciderlo.
Adriano: Nono.. –ride-
Ha lo sguardo perso nel vuoto, chissà cosa sta pensando.
Elena: Che pensi? –sussurro-
Mi guarda e si morde il labbro inferiore. Sembra sia indeciso se rispondermi o meno.
Adriano: Perché tra i due Federico?
Elena: C’era il 50% delle possibilità..è andata cosi, basta pensarci..Non troverai mai una ragione e cercarla ti mette in angoscia. Non ha senso..
Annuisce sconsolato. Si avvicina un’infermiera sorridente.
Infermiera: Allora, che nome diamo a questa bambolina?
Elena: Aurora.
Infermiera: Marchese Aurora. Bello. –sorride-
Quando dice Marchese sento un vuoto allo stomaco. Come tutte le volte che mi chiamano Signora Marchese.
Adriano ride. Lo guardo.
Adriano: A Federico lo chiamavano Conte.
Guardo Aurora e per la prima volta è come se avvertissi davvero la presenza di mio marito, cosi mi lascio andare nel primo vero sorriso degno di essere chiamato tale, che esprime gioia e non nasconde angoscia.
 
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piki1295
view post Posted on 26/6/2010, 20:34




mi sn messa a piangere x tt e 2 i capitoli...
Continua!!!
 
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Pamelotta*
view post Posted on 27/6/2010, 15:12




Clòòòòò.
Ok,adesso stiamo messaggiando e ti ho detto quasi tutto,ma.ma.mah. è STUPENDA <3
Giuroo,è perfetta,continua così e presto,perchè sono la tua prima sostenitrice ;)
<3
 
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132 replies since 12/6/2010, 19:47   3044 views
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